22910009 - MODELLI EDUCATIVI PER L'INTEGRAZIONE

Promuovere, negli studenti, una conoscenza del quadro storico ed epistemologico relativo alle scienze dell’educazione, con riferimento particolare alle problematiche relative ai processi di formazione, socializzazione, inclusione/esclusione sociale. Ma tenendo conto della radice psico-affettiva che si pone alla base di ogni processo di interazione sociale, sempre entro un’ottica di possibile integrazione/inclusione.
Approfondimento e analisi del tema concernente la dimensione della cura, in parti-colare il modello della “cura di sé”, oggi al centro della riflessione pedagogico-educativa.
Promuovere l’acquisizione di strategie d’intervento, sul fronte didattico, terapeutico, pedagogico-educativo, volte ad agire in maniera adeguata ed efficace sul terreno del disagio psichico, della esclusione-marginalizzazione sociale, attivando “politi-che” educative di soggettivizzazione emancipativa e di cura.
Con lo studio dell’insegnamento di MODELLI EDUCATIVI PER L’ INTEGRAZIONE , lo studente sarà in grado di conseguire i seguenti obiettivi formativi.
In termini di conoscenza e capacità di comprensione:
acquisire una conoscenza adeguata ed ampia riguardo alla dimensione pedagogi-co-educativa nelle sue componenti (scienze ausiliari) di matrice psicologica, socio-logica e, in particolare, socio-psico-sanitaria, in misura tale da poter sviluppare ca-pacità analitiche ed ermeneutiche aventi come oggetto i processi di formazione, di socializzazione, di integrazione sociale e relazionale, che vedono impegnati sog-getti/persone entro prospettive di cura.
In termini di capacità di applicare conoscenza e comprensione:
Promuovere capacità di tradurre quanto contenuto negli orientamenti teorici di rife-rimento in strategie e metodologie d’intervento; capacità di innescare modelli opera-tivi improntati alla ricerca-azione; incrementare attitudini non soltanto cognitive, bensì anche empatico-relazionali, volte alla implementazione di relazioni educative-terapeutiche efficaci.
In termini di autonomia di giudizio:
l’attivazione di attitudini di pensiero e di analisi contrassegnate da un habitus di ri-flessività critica, nonché da una capacità di lettura/interpretazione di problematiche attinenti al disagio psichico, affettivo, relazionale, entro contesti e dinamiche familia-ri, scolastici, sociali, al fine di individuare nessi, correlazioni, situazioni patogeneti-che.
In termini di abilità comunicative:
promuovere l’ampliamento di un lessico pedagogico declinato sul versante della dimensione clinica della cura di sé, favorendo la capacità di lavoro di gruppo fina-lizzato a pratiche terapeutico-educative.
In termini di capacità di apprendimento:
favorire l’acquisizione di habitus e stili di apprendimento all’insegna della metaco-gnizione, della riflessività critica, della trasferibilità di nozioni, concetti e idee in re-lazione a peculiari e specifiche situazioni problematiche oggetto di analisi e inter-vento.
scheda docente | materiale didattico

Programma

Il presente programma di studio procede e si articola a partire dal riconoscimento del fatto che la dimensione educativa rechi in sé una esigenza volta a favorire, promuovere e attivare processi di integrazione della persona all’interno dei contesti familiari, scolastici, sociali, culturali, storico-politici di riferimento. Una integrazione che si accompagni, peraltro, alla considerazione della crucialità relativa alle dinamiche psico-affettive che caratterizzano il processo di sviluppo identitario, di alfabetizzazione emotiva, di costruzione di legami affettivi e interpersonali, come pure di incontro e dialogo all’interno dello spazio sociale e comunicativo condiviso. Integrazione, dunque, che, tuttavia, non deve esaurirsi entro dinamiche di assimilazione passiva, di conformazione omologante, di spossessamento e perdita di sé. Centrale, entro tale quadro, la nozione di "cura" (vedi il testo di Giosi), quale categoria/strategia pedagogico-educativa volta a promuovere processi e percorsi di autoanalisi, coscientizzazione, costruzione di relazioni significative per la persona. Cruciali, entro tale nozione di cura, quelle "radici" costituite dalla "vulnerabilità", dal "dolore", dall' "empatia" con particolare riferimento alla condizione degli adolescenti e delle famiglie. Entro una prospettiva pedagogica di cura, infatti, appare evidente come il ridefinirsi, oggi (e già da diversi anni), dello spazio della famiglia, dei relativi ruoli, materno e paterno, delle rappresentazioni sociali di tale ambito, abbia generato una nuova e complessa fenomenologia di problematiche che attengono alla relazione educativa genitori-figli.
I cosiddetti “nuovi genitori” vivono al giorno d’oggi una situazione di spaesamento relazionale. Nel momento in cui, un uomo e una donna, accedono allo stato di paternità/maternità, si ha il costituirsi di una zona d’ombra, all’interno della quale i coniugi si trovano coinvolti in un processo di profonda trasformazione degli schemi comunicativi. Il dato antropologico su cui si fonda l’educare è sotto gli occhi di tutti: la persona umana non è, ma diventa. Per diventare se stessa, la persona ha bisogno di chi l’accompagni in questo percorso, perché non “si diventa” da soli. Il primo “altro” che il neonato incontra in questo suo diventare sono i genitori. Nel corso della storia umana i genitori hanno sempre trasmesso alle generazioni più giovani il loro patrimonio culturale, economico, relazionale; le generazioni più anziane hanno, seppur in modi spesso radicalmente diversi tra loro, espresso una qualche forma di cura nei confronti delle nuove generazioni. Talvolta, e sicuramente sempre più negli ultimi decenni, tale cura è stata intenzionale, ossia i genitori hanno espresso una volontà esplicita di educare i loro figli orientandoli verso i beni, i valori, gli orientamenti propri della loro epoca. Quando il genitore si prende cura del processo di crescita di un figlio in modo consapevole e intenzionale, andando oltre la prassi dell’allevare, che ogni specie animale mette in atto nei confronti dei propri cuccioli, possiamo ritenere che si stia realizzando un atto propriamente educativo. L’educazione è quindi una funzione insita nel familiare, nel processo della trasmissione intergenerazionale. Lavorando su tali questioni, ci imbattiamo subito in una sorta di paradosso: se, da una parte, il compito educativo della famiglia è ritenuto sempre più irrinunciabile, dall’altra si mette sempre più in evidenza l’inadeguatezza della famiglia attuale nell’esercitare questa funzione in maniera efficace.
Al contempo, la stessa condizione dell'adolescente appare, sempre più, esposta a molteplici criticità: forme di dipendenza tossicologica e tecnologica; depressioni giovanili; disturbi dell'alimentazione; ripiegamento sociale; difficoltà che si legano alla "fatica di essere sé stessi". Le problematiche adolescenziali, entro tale prospettiva, si intrecciano con quelle proprie di una genitorialità socialmente indebolita, richiedendo lo sviluppo e l’implementazione di competenze pedagogico-cliniche


Testi Adottati


Testi d’esame e Programma
1)M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura. Empatia, Vulnerabilità, Dolore, Roma, Anicia, 2022
2)M.Lancini-L. Cirillo- T. Scodeggio-T. Zanella; L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2020
3)M. Andolfi, La terapia familiare multigenerazionale. Strumenti e risorse del terapeuta, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2015.

Laboratorio
4)Un film a scelta, tra i seguenti, sul quale scrivere un elaborato di circa due pagine, almeno.
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman
Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Favolacce di D e F. D’ Innocenzo
Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel
Ragazze interrotte di Jane Mangold
Truman Show di Peter Weir
L'attimo fuggente di Peter Weir
Farenheit 451 di François Truffaut 
American beauty di Sam Mendes
Sweet Sixteen di Ken Loach
Quadrophenia di Franc Roddam
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Farenheit 451 di François Truffaut
Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
Gente comune di Robert Redford

PROGRAMMA DEL CORSO
Pedagogia della cura e della vulnerabilità: contesti familiari e problematiche adolescenziali

Il presente programma di studio procede e si articola a partire dal riconoscimento del fatto che la dimensione educativa rechi in sé una esigenza volta a favorire, promuovere e attivare processi di integrazione della persona all’interno dei contesti familiari, scolastici, sociali, culturali, storico-politici di riferimento. Una integrazione che si accompagni, peraltro, alla considerazione della crucialità relativa alle dinamiche psico-affettive che caratterizzano il processo di sviluppo identitario, di alfabetizzazione emotiva, di costruzione di legami affettivi e interpersonali, come pure di incontro e dialogo all’interno dello spazio sociale e comunicativo condiviso. Integrazione, dunque, che, tuttavia, non deve esaurirsi entro dinamiche di assimilazione passiva, di conformazione omologante, di spossessamento e perdita di sé. Centrale, entro tale quadro, la nozione di "cura" (vedi il testo di Giosi), quale categoria/strategia pedagogico-educativa volta a promuovere processi e percorsi di autoanalisi, coscientizzazione, costruzione di relazioni significative per la persona. Cruciali, entro tale nozione di cura, quelle "radici" costituite dalla "vulnerabilità", dal "dolore", dall' "empatia" con particolare riferimento alla condizione degli adolescenti e delle famiglie. Entro una prospettiva pedagogica di cura, infatti, appare evidente come il ridefinirsi, oggi (e già da diversi anni), dello spazio della famiglia, dei relativi ruoli, materno e paterno, delle rappresentazioni sociali di tale ambito, abbia generato una nuova e complessa fenomenologia di problematiche che attengono alla relazione educativa genitori-figli.
I cosiddetti “nuovi genitori” vivono al giorno d’oggi una situazione di spaesamento relazionale. Nel momento in cui, un uomo e una donna, accedono allo stato di paternità/maternità, si ha il costituirsi di una zona d’ombra, all’interno della quale i coniugi si trovano coinvolti in un processo di profonda trasformazione degli schemi comunicativi. Il dato antropologico su cui si fonda l’educare è sotto gli occhi di tutti: la persona umana non è, ma diventa. Per diventare se stessa, la persona ha bisogno di chi l’accompagni in questo percorso, perché non “si diventa” da soli. Il primo “altro” che il neonato incontra in questo suo diventare sono i genitori. Nel corso della storia umana i genitori hanno sempre trasmesso alle generazioni più giovani il loro patrimonio culturale, economico, relazionale; le generazioni più anziane hanno, seppur in modi spesso radicalmente diversi tra loro, espresso una qualche forma di cura nei confronti delle nuove generazioni. Talvolta, e sicuramente sempre più negli ultimi decenni, tale cura è stata intenzionale, ossia i genitori hanno espresso una volontà esplicita di educare i loro figli orientandoli verso i beni, i valori, gli orientamenti propri della loro epoca. Quando il genitore si prende cura del processo di crescita di un figlio in modo consapevole e intenzionale, andando oltre la prassi dell’allevare, che ogni specie animale mette in atto nei confronti dei propri cuccioli, possiamo ritenere che si stia realizzando un atto propriamente educativo. L’educazione è quindi una funzione insita nel familiare, nel processo della trasmissione intergenerazionale. Lavorando su tali questioni, ci imbattiamo subito in una sorta di paradosso: se, da una parte, il compito educativo della famiglia è ritenuto sempre più irrinunciabile, dall’altra si mette sempre più in evidenza l’inadeguatezza della famiglia attuale nell’esercitare questa funzione in maniera efficace.
Al contempo, la stessa condizione dell'adolescente appare, sempre più, esposta a molteplici criticità: forme di dipendenza tossicologica e tecnologica; depressioni giovanili; disturbi dell'alimentazione; ripiegamento sociale; difficoltà che si legano alla "fatica di essere sé stessi".










Bibliografia Di Riferimento

La bibliografia sarà fornita all'inizio del Corso

Modalità Erogazione

Nel caso di un prolungamento dell’emergenza sanitaria da COVID-19 saranno recepite tutte le disposizioni che regolino le modalità di svolgimento delle attività didattiche e della valutazione degli studenti.

Modalità Frequenza

Modalità di frequenza prevista: in presenza. Nel caso di un prolungamento dell’emergenza sanitaria da COVID-19 saranno recepite tutte le disposizioni che regolino le modalità di svolgimento delle attività didattiche e della valutazione degli studenti. Programma del Corso, 2024-2025 Pedagogia della cura e della vulnerabilità: contesti familiari e problematiche adolescenziali Il presente programma di studio procede e si articola a partire dal riconoscimento del fatto che la dimensione educativa rechi in sé una esigenza volta a favorire, promuovere e attivare processi di integrazione della persona all’interno dei contesti familiari, scolastici, sociali, culturali, storico-politici di riferimento. Una integrazione che si accompagni, peraltro, alla considerazione della crucialità relativa alle dinamiche psico-affettive che caratterizzano il processo di sviluppo identitario, di alfabetizzazione emotiva, di costruzione di legami affettivi e interpersonali, come pure di incontro e dialogo all’interno dello spazio sociale e comunicativo condiviso. Integrazione, dunque, che, tuttavia, non deve esaurirsi entro dinamiche di assimilazione passiva, di conformazione omologante, di spossessamento e perdita di sé. Centrale, entro tale quadro, la nozione di "cura" (vedi il testo di Giosi), quale categoria/strategia pedagogico-educativa volta a promuovere processi e percorsi di autoanalisi, coscientizzazione, costruzione di relazioni significative per la persona. Cruciali, entro tale nozione di cura, quelle "radici" costituite dalla "vulnerabilità", dal "dolore", dall' "empatia" con particolare riferimento alla condizione degli adolescenti e delle famiglie. Entro una prospettiva pedagogica di cura, infatti, appare evidente come il ridefinirsi, oggi (e già da diversi anni), dello spazio della famiglia, dei relativi ruoli, materno e paterno, delle rappresentazioni sociali di tale ambito, abbia generato una nuova e complessa fenomenologia di problematiche che attengono alla relazione educativa genitori-figli. I cosiddetti “nuovi genitori” vivono al giorno d’oggi una situazione di spaesamento relazionale. Nel momento in cui, un uomo e una donna, accedono allo stato di paternità/maternità, si ha il costituirsi di una zona d’ombra, all’interno della quale i coniugi si trovano coinvolti in un processo di profonda trasformazione degli schemi comunicativi. Il dato antropologico su cui si fonda l’educare è sotto gli occhi di tutti: la persona umana non è, ma diventa. Per diventare se stessa, la persona ha bisogno di chi l’accompagni in questo percorso, perché non “si diventa” da soli. Il primo “altro” che il neonato incontra in questo suo diventare sono i genitori. Nel corso della storia umana i genitori hanno sempre trasmesso alle generazioni più giovani il loro patrimonio culturale, economico, relazionale; le generazioni più anziane hanno, seppur in modi spesso radicalmente diversi tra loro, espresso una qualche forma di cura nei confronti delle nuove generazioni. Talvolta, e sicuramente sempre più negli ultimi decenni, tale cura è stata intenzionale, ossia i genitori hanno espresso una volontà esplicita di educare i loro figli orientandoli verso i beni, i valori, gli orientamenti propri della loro epoca. Quando il genitore si prende cura del processo di crescita di un figlio in modo consapevole e intenzionale, andando oltre la prassi dell’allevare, che ogni specie animale mette in atto nei confronti dei propri cuccioli, possiamo ritenere che si stia realizzando un atto propriamente educativo. L’educazione è quindi una funzione insita nel familiare, nel processo della trasmissione intergenerazionale. Lavorando su tali questioni, ci imbattiamo subito in una sorta di paradosso: se, da una parte, il compito educativo della famiglia è ritenuto sempre più irrinunciabile, dall’altra si mette sempre più in evidenza l’inadeguatezza della famiglia attuale nell’esercitare questa funzione in maniera efficace. Al contempo, la stessa condizione dell'adolescente appare, sempre più, esposta a molteplici criticità: forme di dipendenza tossicologica e tecnologica; depressioni giovanili; disturbi dell'alimentazione; ripiegamento sociale; difficoltà che si legano alla "fatica di essere sé stessi".

Modalità Valutazione

Le prove d'esame si svolgeranno in forma orale