20711639 - laboratorio di danza contemporanea

Il laboratorio si pone come obiettivo l’introduzione alle pratiche della danza contemporanea. I partecipanti saranno invitati a fare esperienza della percezione e del potenziale espressivo del proprio corpo, esplorando la relazione con lo spazio e indagando le possibilità performative dell'azione e del movimento.
scheda docente | materiale didattico

Programma


Alessandra Cristiani

Un alfabeto performativo. Pratiche e metodologie corporee tra Oriente e Occidente: la Tecnica di Efeso, il Butō Bianco, il Movimento non ordinario.

Il laboratorio è aperto a tutti gli studenti, professionisti e non, che abbiano il desiderio di approfondire e ampliare il loro linguaggio corporeo e sono alla ricerca di nuovi stimoli creativi. Le metodologie messe in campo derivano dalla frequentazione di materiali di lavoro appresi da alcuni esponenti dell’avanguardia storica dell’Ankoku Buto, del campo di ricerca dell’Euritmia steineriana e della disciplina del Seitai.
Verranno introdotte dal punto di vista teorico e pratico le figure artistiche dei seguenti danzatori: Masaki Iwana per il Butō Bianco, considerato una risposta in difesa alla danza delle tenebre del fondatore Tatsumi Hijikata; Akira Kasai per la Tecnica di Efeso, approfondimento dell’Euritmia di Rudolf Steiner e la figura della danzatrice Yoko Muronoi per quanto riguarda il Movimento non ordinario. Quest’ultimo proposto come una declinazione per la danza di alcuni esercizi del Seitai, pratica per la salute giapponese, interessata al movimento spontaneo e rigeneratore del corpo. Le loro pedagogie performative possono tracciare un percorso di consapevolezza per i partecipanti, che sollecita le loro facoltà percettive e attinge ai meccanismi organici della natura umana, agli aspetti primari e fondanti della materialità corporea. Una sottile alchemia fra le tecniche creative fatta di rimandi, echi, assonanze e contrasti permetterà di attraversare le varie proposte di esercizi e di danza, suggerendo e incoraggiando i partecipanti ad affidarsi sempre più alle loro risorse più ineffabili esplorando un possibile registro poetico dell’azione nutrito e rilanciato da una fonte imprescindibile: l’invisibile, il misterioso, l’ignoto.
Gli incontri giornalieri inizieranno con un profondo radicamento nel corpo attivato con precise tecniche del respiro, ad introdurre un successivo stretching dei meridiani, pratica per la salute orientale, che si pone in ascolto, risveglia e aggancia le stratificazioni energetiche più interne per farle risalire in superficie. Gradualmente il movimento da una misura minima di affioramento crescerà maggiormente, attivando una vera e propria dinamica nello spazio in maniera organica e in accordo con le disponibilità e possibilità psicofisiche di ogni partecipante. Da una prima e attenta sollecitazione della spina dorsale e delle articolazioni che si avvale principalmente della metodologia del training del Butō Bianco, si arriverà dunque alla dinamica nello spazio proposta anche dalle forme dell’euritmia. Lo spazio diventa volume, luogo e fenomeno. In una piena presenza di sé si può dunque introdurre il lavoro sulla voce, ossia sulla vocalizzazione delle vocali e di alcune consonanti. La Tecnica di Efeso apre all’esperienza di uno stato corporeo, alla sua attivazione interna e al suo sprigionarsi nello spazio circostante, come per una sorta di eco, grazie all’emissione fisica e sottile del suono. Il passo successivo sarà l’incontro con alcuni formule vocali: i mantra, e nello specifico quello della vocale A e quello della consonante L che agiscono rispettivamente sulla espansione di una vitalità da un dentro a un fuori e sull’irradiarsi della energia dal centro alla periferia del corpo e viceversa. Le Forme, i Mantra, la Tecnica di Efeso sono interessanti equivalenze degli stati corporei indagati dalla strategia creativa del Butō Bianco. Gli esercizi di danza quali il Polline, la Nebbia, Giacometti, l’Arcobaleno, l’Appassire, il Fiorire, Una foglia di loto, gli Aghi e ulteriori loro evoluzioni quali la Medusa, Con la coda dell’occhio, Animale di schiena, Corallo...traducono in un linguaggio legato ai fenomeni in Natura, alcuni atteggiamenti corporei dell’essere umano. Rapportarsi con i meccanismi organici che li mettono in atto, impone ai partecipanti, fin da subito, un dialogo profondo con la propria immaginazione personale, intesa quest’ultima come una preziosa e misteriosa antenna corporea. Si è autori fin dai primi passi. Il presupposto è nel riconoscere il proprio corpo come inesauribile fonte creativa. È nelle sue strutture scheletriche, muscolari, tendinee, di liquidi e masse che si depositano e macerano le esperienze di vita passate, presenti e future e che, a ragione di ciò, queste possono tradursi poeticamente per la scena. Si tratta di una importante metodologia delle immagini, che ha il suo apice nell’utilizzo degli Haiku, brevi componimenti poetici, che diventano strumenti essenziali per scavare nelle risorse invisibili, intuitive del performer. Da questa angolazione la stessa danzatrice Yoko Muronoi affemava che la vera fonte creativa è negli organi, nelle ossa ed è necessario non accedervi direttamente. Su tali presupposti ha elaborato nella sua breve vita, una serie di esercizi presi dal Seitai, che mappano ulteriori radici del movimento: i Focus mobili, i focus fissi, lo spazio tra le giunture. È di nuovo il respiro e le tecniche individuate per entrare in contatto con la sua natura inafferrabile, ad essere il perno percettivo intorno al quale andare alla ricerca di un corpo perduto o di un corpo assente da ritrovare per luna danza futura. Questi percorsi accennati nei loro snodi portanti non verranno offerti agli studenti in maniera schematica, ma lasciandosi guidare dalla sensibilità che si crea coralmente e dalla risposta performativa ai materiali. Nella parabola che si potrà attraversare il corpo avrà ricevuto una sorta di alfabeto da agire, avrà accumulato, impressioni, sensazioni, emozioni, avrà stimolato desideri e memorie, fatto concretamente esperienza di sé nella dimensione del corpo, del tempo e dello spazio, propri e altrui. Il laboratorio prevede una giornata di apertura e di confronto con altri docenti, studenti e chiunque fosse interessato alla ricerca.

In alternativa alla parte pratica, le questioni performative, verranno trattate teoricamente attraverso l’estrapolazione di alcuni punti nodali, prendendo a riferimento dei quaderni di lavoro, rielaborati negli anni e con l’ausilio di alcuni seguenti testi, che possano contestualizzare e orientare principalmente sulle poetiche delle tre personalità artistiche:

Dispense a cura della docente;
Akira Kasai. Un libro chiamato corpo, a cura di Maria Pia D’Orazi, Artdigiland
Itsuo Itsuda, Il dialogo del silenzio, Scuola della respirazione, Luni editrice
Itsuo Itsuda, Il non fare, Scuola della respirazione, Luni editrice